Nel 2016, 44% del vino importato dalla Cina proviene dalla Francia, l'Italia arranca al 5° posto, dopo Australia, Cile e Spagna, con una percentuale che oscilla tra 8 e 10% negli anni.
Poco più di 126 milioni di Euro è il valore del vino esportato nel 2016 dall'Italia, così ripartito: Italia nord-orientale 33%, Italia nord-occidentale 29%, Italia centrale 27%, Italia meridionale 8%, isole 3%.
Figura 16: provenienze del vino esportato in Cina - aree d'Italia
Sul totale dell’Italia nord-occidentale, il Piemonte raggiunge quota 52%, la Lombardia il 45%, la Liguria il 3% e la Valle d’Aosta lo 0,2%.
Figura 17: provenienze del vino esportato in Cina - Nord Ovest
Sul totale dell'Italia nord-orientale, il Veneto raggiunge il 57%, Emilia Romagna il 25, Friuli Venezia Giulia il 12% e Trentino Alto Adige il 7%.
Figura 18: provenienze del vino esportato in Cina - Nord Est
Sul totale dell’Italia centrale, la Toscana tocca il 78%, le Marche l’8%, Umbria e Lazio il 7%
Figura 19: provenienze del vino esportato in Cina - Centro
Sul totale dell’Italia Meridionale, la Puglia raggiunge il 38%, seguita dalla Campania con il 32% e l’Abruzzo con il 27%. Calabria, Basilicata e Molise raggiungono assieme il 3%.
Figura 20: provenienze del vino esportato in Cina - Sud
Sul totale delle isole, la Sicilia raggiunge l’86% e Sardegna il 14%.
Figura 21: provenienze del vino esportato in Cina - Isole
In conclusione, l’80% circa del vino esportato dall’Italia in Cina proviene, in ordine di valore, da Toscana, Veneto, Piemonte, Lombardia, Emila Romagna e Friuli Venezia Giulia.
Figura 22: provenienze del vino esportato in Cina - classifica Regioni
Le performance delle esportazioni del vino italiano in Cina sono in crescita, ma la quota di mercato raggiunta è evidentemente deludente, se paragonate non solo alla quantità ed al valore dei volumi francesi, ma anche rispetto ai volumi e valori di Spagna, Cile ed Australia: risulta chiaro che il vino italiano fatica ancora a posizionarsi correttamente sul mercato cinese.
Nel 2015 e nel 2016 l’Italia è stato il primo produttore di vino al Mondo per quantitativi e si contraddistingue anche per una produzione di qualità e per lo sviluppo sia di prodotti di media e alta fascia sia di produzioni attente al tema della salute e della sostenibilità ambientale.
L’incontro tra l’Offerta Italiane e la Domanda Cinese dovrebbe sembrare naturale, sia su qualità che su quantità, ma così non accade.
Da una parte, il prezzo al pubblico medio previsto per il 2020 di 3,5 dollari/litro è un limite che, per la vendita basata sulla quantità, schiaccia l’Italia in una posizione di estremo sfavore rispetto alla produzione interna cinese e ai competitor dell’area Pacifica, che hanno un trattamento doganale agevolato.
Dall’altra parte, il prodotto di qualità non ha neanche lontanamente la stessa riconoscibilità di quello francese e viene considerato come competitor di quello spagnolo, australiano e cileno.
L’immagine del Vino francese non è solo dovuta alla indiscussa riconoscibilità del marchio “Bordeaux”, ma anche al fatto che i produttori e i distributori francesi hanno investito nella realizzazione di infrastrutture per la distribuzione.
L’Italia, quindi, deve agire non solo per meglio posizionare il proprio prodotto e collocarlo in una fascia competitiva a quello francese, ma deve anche individuare un modello di business che permetta di recuperare la carenza di infrastrutture per la distribuzione in Cina.
Sicuramente lo sviluppo di internet e la sua primaria importanza nel pilotare gli acquisti può essere una importante opportunità.
Per coglierla, i produttori di vino italiani devono agire per aggregarsi attorno a piattaforme logistiche, che permettano di snellire e velocizzare il trasporto e lo sdoganamento del vino, con modalità tali da non incidere troppo negativamente sul prezzo finale e di controllare la distribuzione verso il cliente finale.
D’altra parte, i produttori dovranno porre sempre più attenzione alle necessità della clientela cinese, attraverso etichette appositamente progettate, rintracciabilità di prodotto, sistemi anti contraffazione e la gestione di un flusso di informazioni e di iniziative di promozione che collochino correttamente il vino italiano, dandogli una identità forte nell’ambito di un life style di una classe medio alta.